Sette anni di non rinnovo del contratto, stipendi considerabili oramai irrisori e potere di acquisto sempre più debole, sono problematiche troppo concrete per poterle ancora trascinare, come un teorico tema annuale, sui cosiddetti tavoli di trattative . Da anni oramai la “ricerca del punto d’incontro” è diventato il campo neutrale in cui si gioca una partita da non vincere. Quasi una retorica per inscenare il doveroso negoziato che dovrebbe dare ai lavoratori la certezza che qualcosa stia per cambiare.
Il dialogo è sempre costruzione, elaborazione di idee e definizione di una meta. Ma deve essere circoscritto, preciso, aderente alla realtà, soprattutto quando è in gioco la dignità dei lavoratori e delle loro famiglie.
Ci sono scadenze oltre le quali non si può andare, altrimenti non è più trattativa ma esplicita concessione.
Non è più tempo di attese indefinite. Ci vuole mobilitazione.
VOGLIAMO UN CONTRATTO DIGNITOSO!!!