La rapina avvenuta martedì 8 novembre a Erbusco (Brescia) all’interno del centro commerciale Le Porte franche, solo per pura fortuna non ha cagionato morti.
Purtroppo a rendere possibili tali situazioni è una legislazione precaria nel settore della vigilanza privata, che mette seriamente a rischio l’incolumità dei cittadini e dei dipendenti.
Il collega che, nella volontà di fermare i rapinatori, ha lanciato una sedia, è stato erroneamente definito Guardia Giurata non armata. In realtà si tratta di un operatore dei Servizi Fiduciari che purtroppo vengono impiegati nei centri commerciali come sicurezza, risultando in questi casi vittime anche loro di un sistema speculativo e basato sulla disinformazione circa ruoli e responsabilità del lavoratore. A ciò si aggiunge, completando un quadro grave e preoccupante, lo sfruttamento economico che vede il personale in questione retribuito ad un livello nettamente inferiore a quelle delle Guardie Giurate, ma svolgendo le stesse mansioni e sopportando il peso delle stesse responsabilità di quest’ultime.
Infatti in situazioni di emergenza e di rischio come quello di una rapina in atto, non soltanto un dipendente dei Servizi Fiduciari non sarebbe tenuto ad intervenire personalmente, non è neanche stato addestrato a farlo dato che il suo ruolo non lo prevede.
Preparazione e formazione specifica sono presupposti fondamentali, perché iniziative sbagliate possono costare la vita all’operatore, ma anche a qualunque cittadino uomo, donna o bambino che poteva essere esposto ai colpi di pistola esplosi dai malviventi.
Il Segretario Generale di Confintesa Sicurezza Privata Gianluca Mennuti, ha scritto al Ministro dell’interno da poco insediato al Viminale, al fine di sollecitare in primis una riforma del settore, ma soprattutto affinché si prendano provvedimenti seri ed efficaci nei confronti delle società che utilizzano operatori Fiduciari per servizi di sicurezza.
A tal proposito abbiamo proposto che vengano inserite delle sanzioni amministrative rilevanti nei confronti di quelle società e di quegli operatori che in facciata si presentano come società di servizi, ma che di fatto svolgono attività di vigilanza sui beni.
Ad oggi non sono previste sanzioni che possano scoraggiare tale sconfinamento di ruolo e limitare il fenomeno delle denunce tramutate poi in sanzioni amministrative irrisorie.
Quindi la soluzione sta proprio nel rafforzare l’apparato sanzionatorio, come accaduto per colpire il fenomeno dell’abusivismo nell’ambito degli ex buttafuori, nel quale le sanzioni rischiano anche di far chiudere le agenzie.
In un settore importante come quello della vigilanza armata, in cui si hanno contatti quotidiani con il pubblico, in luoghi ad alta concentrazione di persone e di attività lavorative, l’abusivismo è la normalità.