Le limitazioni alla partecipazione delle donne alla vita dello Stato poste dalla legge del 1919, furono superate dal concetto di parità tra i sessi sancito dalla Costituzione repubblicana ed in particolare dagli articoli 3, 37, 51 e 52 che individuano, appunto, i diritti e i doveri, in materia di parità, attribuiti a tutti i cittadini italiani di ambo i sessi.
Oltre che dalla Costituzione, l’uguaglianza e la parità tra i sessi sono affermati dal codice civile, dal diritto di famiglia, dal codice penale e garantite da numerosi trattati e risoluzioni internazionali. Nonostante la chiarezza del dettato costituzionale, la legge 9.2.1963 n. 66, che consentiva l’accesso delle donne a tutte le cariche compresa la magistratura, mantenne la riserva per il servizio militare, lasciando però aperto uno spiraglio. Essa, infatti, rimandando l’arruolamento della donna a leggi speciali, può essere considerata come un primo fondamento giuridico della creazione del servizio militare femminile.
Per concretizzare il precetto costituzionale e sciogliere la riserva contenuta nella citata legge furono predisposti, negli anni seguenti, diversi schemi di provvedimenti legislativi che ipotizzavano varie soluzioni, quali l’istituzione del: servizio femminile su base volontaria, Corpo Ausiliario Femminile, Corpo Militare Interforze, reclutamento femminile in via sperimentale per cinque anni.
Un obiettivo importante fu raggiunto, nel frattempo, con l’accesso delle donne nelle Forze di Polizia ad ordinamento civile: la legge n. 121 del 1981 sul riordino della Pubblica Sicurezza e la smilitarizzazione della Polizia di Stato consentì, infatti, il reclutamento di donne nella: Polizia di Stato, nella Polizia penitenziaria e nel Corpo forestale dello Stato.
Fu solo dopo oltre quindici anni dall’assunzione delle donne in Polizia che, il 15 gennaio 1997, vide la luce la versione definitiva del disegno di legge delega per l’istituzione del servizio militare volontario femminile. Trentadue mesi dopo, nella seduta n. 592 del 29 settembre 1999, a conclusione dell’iter parlamentare, l’atto fu approvato alla Camera, con alcune modifiche, a larghissima maggioranza. Così fu approvata la legge n. 380/99 con la quale il Parlamento ammise le donne nelle Forze armate e nella Guardia di Finanza, a partire dall’anno 2000, delegando il Governo ad emanare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, i decreti legislativi per disciplinare il reclutamento, lo stato giuridico e l’avanzamento del personale militare femminile.
Nella Vigilanza Privata, a differenza di altri è ancora più difficile sia l’accesso a questo settore, ma anche le problematiche tecnico organizzative molto difficili, che rende quasi impossibile l’ingresso a una donna mamma e non solo, ed è proprio come identifica il titolo sarà un osservato speciale, al fine di far avvicinare le donne anche a questo lavoro con più garanzie di quelle esistenti oggi.