Il riposo tra un turno e l’altro, pari ad 11 ore, non può essere merce di scambio per lavorare vicino casa, mentre è necessario e studiato per concedere al lavoratore il recupero psicofisico, considerando poi altresì la particolare professione che svolgono le Guardie Giurate, le quali sono sempre sotto pressione per alcune regole d’ingaggio, nonché, per alcuni atteggiamenti vessatori dei propri istituti.
Per questo motivo è necessario chiarire che, i disturbi del sonno da alterazione del ritmo circadiano sono causati da una desincronizzazione tra i ritmi sonno-veglia interni e il normale ciclo luce-buio.
I lavoratori vittime di tale disorganizzazione, tipicamente presentano insonnia, eccessiva sonnolenza diurna o entrambe, che si risolvono tipicamente quando l’orologio biologico torna a essere in fase con i cicli di luce-buio naturali.
Nei disturbi del ritmo circadiano, i ritmi sonno-veglia endogeni (orologio biologico) e il ciclo esterno luce-buio sono disallineati (desincronizzati).
La causa può essere interna (p. es., sindrome da fase del sonno ritardata o avanzata) o esterna (p. es., jet lag, lavoro a turni).
Se la causa è esterna, altri parametri vitali del corpo che si regolano in maniera circadiana, tra cui la temperatura e la secrezione ormonale, possono diventare desincronizzati rispetto al ciclo luce-buio (desincronizzazione esterna) e/o tra loro (desincronizzazione interna); oltre all’insonnia e alla sonnolenza eccessiva, queste alterazioni possono causare nausea, malessere, irritabilità e depressione.
Il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche, nonché neurodegenerative, può essere aumentato, in questi lavoratori esponendo de facto il datore di lavoro a precise responsabilità.
Adattarsi a turni circadiani ripetitivi (p. es., dovuti a frequenti lunghi viaggi o rotazione di turni) è particolarmente difficile, soprattutto quando i turni cambiano in senso antiorario.
I turni antiorari sono quelli che cambiano i tempi di risveglio e il sonno anticipandoli (p. es., quando si vola da ovest verso est, durante la rotazione dei turni di lavoro da giorni a notti a sere).
I sintomi si risolvono solitamente in pochi giorni o, in alcuni pazienti (p. es., pazienti anziani), entro alcune settimane o mesi, non appena si riallineano i ritmi interno ed esterno.
Il turno di lavoro fisso (ossia, full-time notturno o serale) non è preferibile; i turni a rotazione invece devono andare in senso orario (ossia, dal giorno alla sera alla notte).